Come descrivere la creazione di un’opera?

Come descrivere la creazione di un’opera?

Nel caso che sto raccontando tutto è cominciato dal workshop “Reshape”, svoltosi nell’estate 2011 alle porte della mia città, Udine: meeting internazionale di artisti chiamati a lavorare per una settimana intensiva sul concetto del “rimodellare”. Cosa? Il primo pensiero è stato progettuale: rimodellare il pensiero architettonico, la creazione architettonica che genera l’abitare comune ed influenza così la vita delle persone. Quindi, conseguentemente, riprogettare le relazioni umane. L’immagine che sintetizzava questo pensiero esisteva già: un intuizione, capitata per caso. In una sera estiva raggiungevo degli amici ad un concerto sulla spiaggia affollata di una delle località balneari di punta dell’Adriatico: Lignano Sabbiadoro. Il mio percorso tortuoso dal parcheggio lontano, lungo le mille scorciatoie attraverso il reticolo geometrico della città mi portò a percorrere una viuzza di basse casette di villeggiatura, puntata come una freccia verso il lungomare, dove il mio mio sguardo, approfittando di un varco su un lato, scoprì non certo un orizzonte arrossato dal tramonto ma una grande costruzione anni ’60, il residence Cristallo: una scatola svuotata da innumerevoli fori quadrati luminescenti che con il loro disordine oltraggiavano la geometria rigorosa dell’edificio.

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Il residence Cristallo, Lignano Sabbiadoro. 2011.

Lampadine di soggiorni e cucine ricolme di risate dopo un’afosa giornata di luglio, contro il cielo blu cobalto: quello strano miraggio estetico di calcestruzzo quasi brutalista era potente, bello, vivente. Ho assunto questo edificio a simbolo di una convinzione progettuale e di una condizione abitativa, più o meno utopica, più o meno generalizzata nell’Europa del dopoguerra che ha prodotto le attuali periferie, dove la risposta all’emergenza demografica si è tradotta in grandi barre residenziali, agglomerati di famiglie, unite solitamente da una comune provenienza sociale.

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Il residence Cristallo, visto dalla spiaggia di Lignano, 2011.

E il tema è divenuto un dipinto “Reshape relationships” dove il blu cobalto disegna i sottili setti in calcestruzzo rischiarati dalla luce delle finestre. Quei muri sono l’emblema dell’incomunicabilità di identità distinte ma confinanti: negli appartamenti in condominio spazi minimi racchiudono intere storie di vita, complessità familiari, percorsi quotidiani, isolati e indipendenti fra loro, malgrado l’esile separazione che ne delimita lo spazio privato. Ciascuna unità familiare è connessa da molteplici relazioni con l’esterno del condominio ma ogni rapporto con i vicini nello stesso palazzo è limitato.

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Reshape relationships, 2011, 89×89 cm, tecnica mista su tavola.

La residenza è tessuto, trama e ordito sono le vite delle persone che si incrociano ma non si saldano fra loro, rimanendo indipendenti e reciprocamente indifferenti.
Mi è stato subito chiaro che un tema così ricco di implicazioni filosofiche, tecniche e storiche non si sarebbe esaurito in un quadro.

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Reshape relationships in Lignano, 2016, 20×28 cm, creazione artistica a puntasecca su zinco

È nata così una serie sviluppata attraverso le varie, ruscellanti diramazioni della tecnica incisoria. La serie “Reshape relationships”, composta da opere che raffigurano esempi reali di abitazioni intensive, interpretazioni multimediali del soggetto alla ricerca dell’immagine “ideale”, la più esemplificativa dell’atmosfera alienante e complessa di una residenza collettiva. Il progetto continua.